domenica 18 ottobre 2009

Mestieri scomparsi

Sembra ieri, ma i mestieri illustrati nelle foto seguenti sono scomparsi da Corropoli. L'abitudine di fare tutto a mano e con cura è stata soppiantata da quella dell' usa e getta e dell'impiego dei mezzi meccanici. Stiamo forse meglio?

Iniziamo questa carrellata con i pozzai.
Una volta in zona c'erano molte persone che scavavano pozzi. Tutto veniva fatto a mano. Non si usavano le trivelle e il pozzo era largo. Oggi si scavano meccanicamente pozzi piccoli, sufficienti per contenere la pompa che aspira acqua. Nella foto i fratelli Boni che, aiutati da operai e da vicini, hanno tirato fuori da un pozzo, una grossa pietra. (foto: Gianni Cimini)



Un'altra categoria di mestieri (scomparsi), molto diffusa a Corropoli, era quella dei funai.


Tra essi, il più conosciuto era Emidio Foschi. Nella foto è con la moglie mentre inizia a dar forma ad una corda. (foto: Pasquale Rasicci)


Un altro mestiere scomparso è quello del cantoniere provinciale o dello "stradino" come si preferisce chiamarlo. L'opera di queste persone era rivolta a mantenere pulite le strade, a renderle meno pericolose segnalando la presenza di alberi e, soprattutto, a creare canali di deflusso delle acque. Con il loro licenziamento le strade in alcuni tratti sono diventate delle discariche, gli alberi - in molti casi - sono stati tagliati e le corsie stradali - in caso di temporali - diventano piste per acquaplaning. (foto: Michele Cornacchia)


Nella foto l'ultimo ciabattino di Corropoli: Leo Esposito, detto Lalé d' Rincitt'. La moda dell'usa e getta ha decretato la fine dei ciabattini. L'avvento della crisi determinerà il loro ritorno? (foto: Livio Rosati)


Nella foto l'ultimo porchettaio corropolese. Questo sempre gradevole cibo una volta veniva preparato, cotto e venduto a Corropoli. Oggi a Corropoli ci accontentiamo solo della vendita. Porchettai esterni arrivano in giorni diversi a Corropoli per soddisfare i palati dei suoi abitanti. (foto: Vittoriano Cornacchia)


Nella foto vediamo come si lavava (a mano) una volta le macchine. Siamo alla fine degli anni '50 e inizio '60. Questo era un lavaggio moderno, molto rinomato in zona. Per lavare il sottofondo di un'auto non era più necessario scendere in una buca, ma la macchina veniva sollevata. Non esistevano ancora gli spazzoloni rotanti e la mano di Carino Di Addezio faceva un lavoro senz'altro migliore di questi. L'autolavaggio era ubicato al Bivio, nei pressi della stazione di servizio Api. (foto: Viviana Di Addezio)

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